Equity Crowdfunding

Equity crowdfunding italia: le PMI sorridono e vanno a caccia di capitali

Entra in vigore a partire dal 3 Gennaio 2018 il nuovo regolamento Consob che autorizza anche le PMI italiane alla raccolta fondi online tramite piattaforme autorizzate di equity crowdfunding.

Fino ad ora infatti questo strumento era appannaggio solo delle startup, dei veicoli di investimento (specializzati nell’innovazione) e alle PMI innovative.

Da ora anche le microimprese (meno di 10 dipendenti e fatturato inferiore a 2 milioni), le piccole imprese (meno di 50 dipendente e fatturato inferiore a 10 milioni) e le media imprese (meno di 250 dipendenti e fatturato inferiore a 50 milione oppure un totale di bilancio non superiore a 43 milioni) potranno aderire a questa nuova forma di riscossione del credito, che rappresenta quindi un’alternativa al tradizionale canale bancario. Un esempio? L’acquisto di locali tramite mutui commerciali.

Equity crowdfunding: significato

In termini pratici l’equity crowdfunding è l’evoluzione del crowdfunding tradizionale. Grazie a quest’ultimo infatti è possibile, su apposite piattaforme, presentare il proprio progetto e richiedere una determinata somma di denaro da raccogliere tra i donatori in un certo periodo di tempo: se al termine dello stesso sarà stato raggiunto l’obiettivo, ovvero sia stato raccolto almeno il 100% della richiesta, chi ha esposto il progetto incassa i soldi per lo sviluppo dello stesso.

Nell’equity crowdfunding il processo di incasso del denaro da parte delle società che fissa i propri obiettivi (aziendali) e le proprie richieste (economiche) sono identiche, quello che cambia è ciò che il “donatore” riceve in cambio: un titolo di partecipazione all’azienda. Di fatto il donatore diventa investitore e per contro ottiene i diritti patrimoniali e amministrativi tipici di chi “possiede” una parte dell’azienda.

L’equity crowdfunding in Italia

Come anticipato questa raccolta fondi avviene su piattaforme autorizzate e sotto la vigilanza Consob e i gestori sono obbligati ad aderire ad un sistema di indennizzo o a stipulare polizze assicurative per danni derivanti dalla propria attività con copertura minima di 20.000 euro.

Su queste piattaforme avverrà quindi l’incontro tra domanda e offerta tra coloro che sono a caccia di capitali e chi può fornirglieli. La nascita del crowfunding rappresenta un vantaggio nell’accesso al credito per le PMI italiane, spesso vittima del sistema creditizio troppo stringente che non permette loro i dovuti investimenti per sviluppare e ampliare business e potenzialità. Inoltre va a sopperire alla mancanza di venture capitalist italiani e incubatori, che dovrebbero finanziare le imprese nei momenti più importanti e difficili (sviluppo dell’idea, produzione e investimenti profondi volti a rafforzare l’azienda) per ottenerne profitti una volta che iniziano a registrare utili.

Piattaforme di equity crowdfunding: numeri in crescita

Al momento sono circa 22 le piattaforme autorizzate che erogano importi medi poco maggiori di 225.ooo euro rispetto alle oltre 100 del crowdfunding tradizionale, con un successo del 60%: in pratica 6 richieste su 10 raggiungono l’importo-obiettivo e l’impresa ha così accesso al credito necessario. Una forma democratica e soprattutto meritocratica, dal momento che ogni progetto e obiettivo viene valutato in base alla qualità del business plan e alla capacita dell’azienda di raccontarsi, “farsi percepire” e creare empatia nel potenziale investitore: si tratta quindi di modalità “pulite” che tendono a premiare il merito.

Per l’investitore c’è invece la possibilità di investire e contribuire al successo delle aziende in cui investe, traendone profitto. Assume così il titolo di “business angel” assumendosi il rischio d’impresa nel caso l’azienda non produca reddito ripagando economicamente la fiducia e il capitale investito.

Scrivo di mutui perché sogno di poterne fare uno. Adoro gli indovinelli; sai come si fa a tenere una persona sulle spine? Dopo te lo dico…

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