Sui mutui cala la quota delle banche e serve più liquidità.

Che le famiglie cerchino tutte le soluzioni possibili per reperire liquidità da spendere su un immobile non stupisce. Anzi, è un trend che si inserisce perfettamente nel contesto attuale del mercato del credito.  Le erogazioni di mutui sono crollate: nel 2012 la flessione rispetto ai dodici mesi precedenti era stata addirittura del 47% e secondo […]

Che le famiglie cerchino tutte le soluzioni possibili per reperire liquidità da spendere su un immobile non stupisce. Anzi, è un trend che si inserisce perfettamente nel contesto attuale del mercato del credito. 

Le erogazioni di mutui sono crollate: nel 2012 la flessione rispetto ai dodici mesi precedenti era stata addirittura del 47% e secondo le ultime elaborazioni di Bankitalia anche il terzo trimestre 2013 ha fatto segnare una diminuzione su base annua (meno 7%). Anche se la propensione a concedere credito dovesse tornare nel 2014, l`altro grave problema delle famiglie è la quota di contante da mettere in conto quando si vuole acquistare casa, da aggiungere al mutuo così da coprire il prezzo.

Si riduce infatti sempre di più il loan to value, cioè il rapporto tra il mutuo concesso e il valore dell`abitazione.

 

Secondo la Banca d`Italia è calato progressivamente, passando in media dal 68,7% del 2006 al 61,1% del 2010 fino al 59% del 2012. Anche oggi, seppur lievemente in ripresa, resta intorno al 60 per cento.

 

In pratica, per un`abitazione da 200mila euro la banca è disposta a sborsarne 120mila. Per il resto, occorre metterli di tasca propria. E bisogna poi aggiungere spese di istruttoria e notarili, imposte, eventuali margini per l`agenzia immobiliare. Tutte voci che rendono necessario qualche migliaio di euro in più.

 

Ecco allora che non stupisce che si faccia leva su tutte le risorse necessarie, compresa la possibilità di attingere da Tfr e previdenza complementare.

 

da Il Sole 24 Ore (31 Gen 2014)

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