Mutui, perché le banche non finanziano i precari con i fondi del governo?

Come mai le banche non concedono ai precari quei mutui per i quali lo Stato offre tutte le garanzie possibili? A cercare una risposta alla domanda che tutti i giovani alla ricerca di una casa si pongono è Altroconsumo.   L’associazione ha analizzato l’iter che ha portato il governo a concedere agli istituti di credito […]

Come mai le banche non concedono ai precari quei mutui per i quali lo Stato offre tutte le garanzie possibili? A cercare una risposta alla domanda che tutti i giovani alla ricerca di una casa si pongono è Altroconsumo.
 
L’associazione ha analizzato l’iter che ha portato il governo a concedere agli istituti di credito condizioni sempre più favorevoli pur di aiutare i giovani a ottenere un finanziamento per comprare un’abitazione. E ha osservato come alla fine neanche così si sia riusciti a dare un tetto ai nuovi nuclei familiari. Perché succede tutto questo? E non sarebbe forse meglio deviare su altri fronti quei soldi destinati a restare al palo?
 
La spiegazione del flop del primo Fondo per le giovani coppie è semplice: nel 2011 le banche hanno di fatto evitato di applicare un sistema in cui lo Stato si impegnava, sì, a coprire i prestiti in caso di insolvenza ma chiedeva agli istituti di applicare uno spread pari alla metà di quelli di mercato e fissato al massimo all’1,5%. “Le banche dovevano rinunciare a una buona fetta di guadagno, per questo il Fondo è stato un flop, dei 50 milioni di euro a disposizione ne è stato impegnato appena uno – spiega l’associazione dei consumatori -. Le banche di fatto lo hanno boicottato allo sportello”.
 
Si è trattato dunque di una mancata applicazione di un patto siglato dalle banche stesse. Cosa ha fatto lo Stato per garantirne l’applicazione? Il governo, spiega Altroconsumo, non solo non ha puntato sui controlli per verificare che le banche aderenti applicassero il Protocollo che avevano firmato ma ha cambiato le condizioni dei mutui, a tutto vantaggio delle banche. Alla fine del 2013 l’esecutivo Letta ha infatti modificato le regole del Fondo. “Così è spuntato un nuovo regolamento che prevede che lo spread non sia superiore al tasso effettivo globale medio sui mutui, pubblicato trimestralmente dal ministero dell’Economia – afferma l’associazione -. In pratica, le banche potranno di fatto applicare lo stesso tasso previsto per i clienti tradizionali (oggi per i mutui a tasso fisso è pari al 5,17% e per i mutui a tasso variabile 3,73%) con la garanzia in più che, in caso di insolvenza, le rate saranno coperte dai soldi pubblici. In pratica, i nostri soldi”.
 
Per il biennio 2014 – 2015 è stato poi stanziato un fondo di garanzia di 70 milioni di euro. A beneficiarne sono le coppie sposate under 35 e a single o i conviventi che abbiano figli minori e un reddito Isee massimo di 40.000 euro. Finora però solo 23 banche, e quasi tutte di credito cooperativo, hanno aderito al Fondo nonostante le condizioni del tutto favorevoli.
 
“La soluzione trovata dall’esecutivo di eliminare il vantaggio economico che il Fondo prevedeva per i giovani precari per non intaccare troppo i guadagni delle banche e indurle a offrire questi mutui garantiti non sembra funzionare”, conclude Altroconsumo. E allora perché non usare in modo diverso quei 70 milioni? Una soluzione potrebbe essere quella di “aumentare gli sgravi fiscali sugli affitti, dal momento che questo sembra essere l`unica alternativa valida per chi è giovane ed è precario”.

Continua a leggere

Tag:,
Articolo precedente

Bnl prorogata l’offerta mutui Diamo Credito

Articolo successivo

Promozione mutui sconti Gruppo UBIBanca con IWMutuo