Conti correnti troppo costosi. Ecco quelli da evitare

Secondo una recente ricerca effettuata da Adusbef e da Federconsumatori, i conti correnti italiani costano 320,5 euro l’anno, media ponderata tra i 238,35 euro e i 337,18 euro che costituiscono la forbice di analisi delle associazioni dei consumatori protagoniste di un balletto di cifre con la Banca d’Italia. In particolare, la “polemica dei numeri” sorge […]

Secondo una recente ricerca effettuata da Adusbef e da Federconsumatori, i conti correnti italiani costano 320,5 euro l’anno, media ponderata tra i 238,35 euro e i 337,18 euro che costituiscono la forbice di analisi delle associazioni dei consumatori protagoniste di un balletto di cifre con la Banca d’Italia.
In particolare, la “polemica dei numeri” sorge in merito ai c.d. “conti correnti con profilo a bassa operatività“, quei rapporti di conto che dovrebbero essere diretti alla maggioranza dell’utenza bancaria, ovvero a coloro che hanno scarse esigenze finanziarie, e bassa frequenza nell’utilizzo dei canali tradizionali bancari. In merito a tali conti, Adusbef e Federconsumatori puntano il dito contro l’osservazione di Bankitalia, evidenziando come i costi riscontrati nelle 10 principali banche italiane siano il 318 per cento più cari di quanto rilevato dalla stessa Banca centrale.
 
Secondo quanto affermato dal direttore centrale per la Vigilanza, Carmelo Barbagallo, i costi dei conti correnti italiani sarebbero infatti pari a una media di 101 euro nel 2012. Si tratta, in questa ipotesi, di una stima verificata sulla base dei conti correnti aperti nel corso dell’ultimo anno, per i quali la spesa è appunto sotto la media, e per i quali, al netto degli utilizzi a debito, gli oneri scendono ulteriormente a 60,5 euro l’anno.
Invece, Adusbef e Federconsumatori – si legge in una nota diramata dalle due associazioni – “raccolto i dati delle 10 maggiori banche (Unicredit, Intesa San Paolo, Bnl, Mps, Banca Popolare, Carige, Popolare di Milano, Banca Sella, Popolare di Vicenza, Credem), che detengono l’85% del mercato, esaminando, tassi, costi, spese e condizioni con l’Isc, l’Indicatore sintetico di costo, voluto proprio dalla Banca d’Italia e dall’Abi”. Con tale approccio metodologico, il costo medio di gestione di un conto corrente varierebbe “dai 238,35 euro della Bnl ai 337,18 di Unicredit; dai 273,20 di Intesa San Paolo, ai 438,70 della Banca Popolare di Vicenza, con una media ponderata Isc pari a 320,5 euro, il 318% in più di quanto sbandierato da Bankitalia”.
 
Sempre secondo quanto affermato da Adusbef e Federconsumatori, altro “male” delle banche sarebbe rappresentato dalle commissioni e spese accessorie.
Continua infatti la nota: “Pagare una bolletta costa fino a 4 euro (Bnl), per un bonifico 5 euro (Popolare Vicenza), saldare la rata Imu arriva a costare 10 euro (Mps), saldare una rata di fitto 5 euro (Unicredit), sconfinare sul conto costa il 20% al Banco Popolare; gli interessi sulle somme depositate sono pari allo 0,010% in Bnl, Unicredit, Intesa San Paolo e Popolare di Vicenza. L’istruttoria veloce costa 50 euro alla Carige ed Unicredit; 40 euro alla Popolare di Milano,30 euro al Banco Popolare”.
Per quanto attiene invece le commissioni sui prelevamenti bancomat, in media il costo applicato è pari a 2 euro, con un picco di 2,20 euro nella Banca Popolare di Vicenza. Per i bonifici, il costo medio – concludono le due associazioni – è pari a 4,60 euro per trasferimenti presso altre banche.
La domanda è: come mai ING Direct e Fineco Bank non chiedono nessun costo per le sopraelencate operazioni? Eppure non sono Onlus…
 
articolo tratto da Webeconomia.it

Continua a leggere

Articolo precedente

Bancoposta contro la crisi. Al via microprestiti per liquidità

Articolo successivo

E’ possibile inserire un nuovo prestito all’interno di un mutuo acquisto già attivo da tempo?